Carlo Sacchi, San Pietro e un Santo vescovo

Carlo Sacchi

Pavia 1616 o 1617 – 1706

San Pietro

Olio su tela, cm. 50 x 48

Pavia, Pinacoteca Malaspina.

Carlo Sacchi, San Pietro

 

Carlo Sacchi

Pavia 1616 o 1617 – 1706

Santo vescovo

Olio su tela, cm. 58,5 x 48,5

Pavia, Pinacoteca Malaspina.

Carlo Sacchi Pavia 1616 o 1617 – 1706 Santo vescovo Olio su tela, cm. 58,5 x 48,5 Pavia, Pinacoteca Malaspina




Le due tele in esame vennero registrate negli antichi inventari della pinacoteca Malaspina di Pavia (inventario generale del museo,1837, nn. 302 e 303) come opere di un anonimo seguace del Cerano e vennero poi pubblicate da Peroni con riferimento all’ambiente genovese della metà del XVII secolo.

Francesco Frangi, invece, ha attribuito le due opere a Carlo Sacchi, un pittore pavese, forse allievo di Carlo Antonio Rossi, che negli anni Sessanta del Seicento realizza una serie di quadroni con scene di vita di San Siro per il duomo della città natale.

Purtroppo solo quattro di queste tele sono giunte fino a noi, ovvero: San Siro che entra a Pavia e risana gli infermi al tocco delle sue vesti, San Siro che battezza il popolo di Pavia, San Siro che predica facendo gettare a terra gli idoli e erigendo al loro posto un crocifisso e San Siro che leva la sacra Eucaristia dalla bocca di un giudeo.

Il linguaggio vigoroso delle teste qui proposte, aggiornato sulle esperienze della pittura genovese, in effetti, ricorda molto i volti di alcuni personaggi che si muovono nelle affollate composizioni dei quadroni sopracitati. L’attribuzione sembra quindi essere più che corretta.

Le due tele rappresentano rispettivamente San Pietro e un vescovo. Il primo personaggio è colto mentre rivolge lo sguardo verso l’alto, in atteggiamento meditativo. Nella mano sinistra, che sporge dal margine inferiore del quadretto, regge le chiavi del Paradiso.

Il secondi dipinto, invece, raffigura sicuramente un vescovo, come dimostrano la mitra e il pastorale, ma non è possibile identificarlo con esattezza. Egli guarda alla sua destra con uno sguardo dolce, che trasmette pace e serenità.

Entrambe le figure sono accomunate da un’atmosfera soffusa e da una stesura mossa e vibrante. .

Nella potenza delle figure e nell’intenso scarto luministico, che riscatta il volto dei protagonisti dal fondale, si riscontrano le lezioni di Daniele Crespi e del Cerano, addolcite dal linguaggio soffuso di Carlo Francesco Nuvolone.

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