Charles Darwin / Tra bufale e verità

 

1. Tutto merito delle Galápagos

Di tutti i luoghi che Darwin ha visitato tra il 1831 e il 1836 durante la spedizione del brigantino H.M.S. Beagle, l’arcipelago delle Galápagos è indubbiamente è quello che è rimasto più legato al suo nome. Moltissimi libri, di testo e divulgativi, indugiano sui famosi fringuelli di Darwin (che in realtà non sono fringuelli ma Traupidi), sulle tartarughe giganti che oggi sono un simbolo della conservazione (anche se Darwin se le mangiava) e sulle stupefacenti iguane marine, che però il giovane naturalista trovava piuttosto ripugnanti.

Queste isole sono tuttora un luogo straordinario, e leggendo Darwin è chiaro che avevano attirato la sua attenzione, ma è sbagliato implicare che all’arcipelago Darwin sia stato per così dire folgorato sulla via Damasco, comprendendo improvvisamente che le specie cambiavano e come succedeva.
Non è un caso che la genesi ventennale della teoria di Darwin sia stata definita “un lungo ragionamento“, e infatti fu solo dopo essere tornato che lo scienziato cominciò, per così dire, a unire i puntini. A dirla tutta, Darwin alle Galápagos inizialmente era stato più colpito dalle differenze tra i tordi beffeggiatori (o mimi) che dagli uccelli che ora sono ricordati come i suoi fringuelli, e di questi ultimi sbagliò anche la classificazione. Fu solo dopo che il celebre ornitologo John Gould stabilì che Darwin aveva campionato 13 specie di un’unica famiglia che lo scienziato cominciò a vedere una possibile conferma delle idee evolutive che stava cuocendo a fuoco lento…

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2. Emma Darwin, la moglie bigotta del genio

Se non ci fossero state le Galápagos, Darwin avrebbe comunque sconvolto il mondo con la sua teoria, ma avrebbe potuto farlo senza la sua famiglia e gli amici eccezionali di cui si era circondato? Per il fondamentale viaggio sul Beagle, per esempio, dobbiamo ringraziare suo zio Josiah Wedgwood II, mentre la persona più importante della vita di Darwin è stata senza dubbio la moglie, Emma Wedgwood Darwin. Di lei si ricorda sempre quanto fosse fortemente credente e che, per questo, era piuttosto preoccupata per le idee del marito.

Sembrerebbe quindi che, dal punto di vista scientifico, il genio di Darwin fosse limitato dalle paure di una moglie bigotta. La realtà non potrebbe essere più diversa e si trova raccontata nel libro Emma Wedgwood Darwin di Chiara Ceci (Sironi, 2013). Per cominciare Emma, come tutte le Wedgwood, aveva potuto contare su un’educazione di altissimo livello, normalmente inaccessibile alle donne in quei tempi. Si trattava quindi di una persona dienorme cultura, che per Darwin fu una compagna di vita, anche dal punto di vista intellettuale. Emma non seppe solo creare intorno al marito la tranquillità che gli era necessaria per completare i suoi studi, ma era anche una delle prime persone a cui Darwin faceva leggere i suoi manoscritti, dei quali curava anche le traduzioni grazie alla sua grande conoscenza delle lingue.




Sì, Emma era credente e, con la morte della sorella Fanny e dellafiglioletta Annie, aveva trovato un grande conforto nella convinzione che esistesse una vita dopo la morte. Bisogna però specificare che tutti i Wedgwood erano unitariani, quindi non solo consideravano la razionalità e le scienze complementari alla fede, ma erano essenzialmente laici. Emma, come si evince chiaramente da una lettera del 1839, non temeva tanto l’effetto che avrebbero avuto i libri del marito sulla società, ma piuttosto le ripercussioni sulla loro famiglia:
“Sento che finché tu agisci con coscienza e cerchi con desiderio sincero di trovare la verità, non puoi essere nell’errore. […] Ma quello che riguarda te riguarda anche me, e sarei disperata se pensassi che tu e io non possiamo appartenerci per l’eternità”
Charles Darwin aggiunse una nota alla lettera, e la conservò sempre con sé fino a consumarne i bordi:
“Quando sarò morto, sappi che molte volte ho baciato e pianto su questa tua lettera”

 

3. Marx voleva dedicare Il Capitale a Darwin

I creazionisti adorano la bufala secondo cui Karl Marx avrebbe voluto dedicare il suo libro più famoso al naturalista inglese. Per loro, sarebbe uno dei tanti fili rossi che collegano la teoria dell’evoluzione a un’ideologia politica. Per altri, la dedica proposta da Marx a Darwin è invece qualcosa da ricordare con onore, poiché dimostra quanto il filosofo avesse compreso la grandezza delle idee dello scienziato. Ma la proposta di dedica non è mai esistita.

Il mito nasce, nel 1931, con la pubblicazione di una biografia di Marx in Unione sovietica, nella quale era riportata una lettera di Darwin in cui declinava la proposta di dedica. La lettera non nomina Il Capitale, ma era stata trovata tra le carte di Marx, quindi venne dato per scontato che il libro fosse quello. Nel 1978Margharet Fay (University of California) scoprì che non era così. Darwin nella lettera si riferiva a The Students’ Darwin, un libro sull’ateismo scritto da Edward Aveling, al quale era stata indirizzata la lettera. Aveling è stato per molti anni il compagno diEleanor Marx, la più giovane delle figlie del filosofo, ed è in questo modo che la lettera è stata erroneamente archiviata tra le carte dell’autore de Il Capitale.

Marx inviò comunque una copia del suo libro a Darwin, per il quale aveva davvero una profonda ammirazione. Darwin ringraziò per il dono con molta cortesia, ma sappiamo che non lo lesse mai: alla sua morte le pagine del vecchio libro sono ancora da separare.

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4. Darwin ha rubato l’idea a Wallace

Nel 2013, è stato celebrato il centenario dalla morte di Alfred Russel Wallace, un altro genio che scoprì indipendentemente da Darwin il principio della selezione naturale. Per l’occasione è stata prodotto Bill Bailey’s Jungle Hero, una mini-serie dove il comicoBill Bailey celebra Wallace come un eroe ingiustamente dimenticato. Il problema è che il documentario, per altri versi molto godibile, non può fare a meno di presentare Darwin come il cattivo della situazione, arrivando a suggerire che abbia rubato l’idea della selezione naturale da Wallace.

Dalle carte e dalla corrispondenza gli storici sanno molto bene come sono andate le cose, e Wallace è stato sempre trattato con il rispetto che meritava. Quando mandò a Darwin il suo saggio dove descriveva la selezione naturale, lo scienziato ci stava già lavorando da diversi anni. Nel 1858 i manoscritti di Darwin eWallace furono presentati alla Linnean Society, assicurando a entrambi la paternità della geniale intuizione. In seguito Darwin pubblicò L’origine delle specie, e Wallace divenne uno dei più grandi difensori del pensiero darwiniano.

5. Darwin il razzista

Da oltre 150 anni i biologi procedono lungo la strada tracciata da Darwin e Wallace, eppure a qualcuno ancora non va giù: visto che è impraticabile contestare l’evoluzione a colpi di pubblicazioni scientifiche, si può sempre cercare di attaccare Darwin stesso. Una delle accuse più frequenti è che Darwin fosse razzista, la prova è nelle frasi usate nei suoi manoscritti: tra selvaggi, e razze favorite è facile per certi siti presentare lo scienziato come unmostro, addirittura un degno ispiratore di Adolf Hitler.

A parte l’assurdità di giudicare (e da quali pulpiti…) una persona nata nel 1809 con gli standard attuali, Darwin era un convinto antischiavista, tanto che il sanguigno capitano del Beagle Fitzroylo bandì dalla sua tavola dopo una discussione su questo argomento. Inoltre, Darwin riconobbe che tutti gli esseri umani, indipendentemente dal loro colore e dalla loro cultura, facevano parte di un’unica specie che si era differenziata solo in superficie, e identificò correttamente la culla dell’umanità nel continente africano. Come spiega inoltre Stephen Jay Gould inIntelligenza e pregiudizio, sulla civilizzazione Darwin era “migliorista nella tradizione paternalista“, cioè non vedeva i cosiddetti selvaggi inferiori in quanto biologicamente tarati, ma pensava che potessero progredire (ovvero, per Darwin, diventare più simili agli occidentali) se si fossero trovati in un altro contesto ambientale e sociale.
Rispetto a noi (ok, diciamo molti di noi…) l’etica di Darwin era certamente arretrata, ma chi adesso è antirazzista, forse, deve ringraziare anche il contributo di persone come lui.

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