Formiche schiave di una pianta!

(Formiche schiave di una pianta)

[su_heading size=”24″]Quando parliamo di mutualismo intendiamo un’interazione tra due individui, positiva per entrambi. La classica forma del: io faccio qualcosa per te, e tu fai qualcosa per me. Si dice quindi che il rapporto è +/+.[/su_heading]

Ma quanto è vera e “sincera” questa relazione?

La premessa è quella che per quanto ci sia un effetto benefico dovuto a questa interazione, le due specie cercheranno degli stratagemmi per soggiogare l’altro ai propri fini e scopi! Per quanto questa visione sia notevolmente antropocentrica, la realtà non è molto distante: “finché mi fai dei favori mi va bene, ma se posso avere di più mi prendo tutto!”

Ci sono diversi esempi di questo tipo di mutualismo. Uno dei più singolari è quello della formica e dell’acacia.

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Schiavismo o mutualismo?

Un interazione mutualistica particolare è quella tra Acacia cornigera  e Pseudomyrmex ferrugineus (una formica).

Fin qui tutto nella norma: l’acacia viene protetta dalle formiche da insetti fitofagi, e le formiche ricevono un nascondiglio, grazie alle spine cave della pianta, e una fonte di nutrimento. Ma ricordatevi che i rapporti mutualistici sono tali finché una specie non riesce a “imbrogliare” l’altra!

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Quello che succede, infatti, è che l’acacia produce del nettare extra floreale. Questo nettare contiene invertasi, che scinde direttamente il saccarosio in glucosio e fruttosi, e una chitinasi, che non permette più all’individuo di assumere il saccarosio.

La giovane formica si nutre di questo nettare e i tassi d’invertasi all’interno dell’individuo calano drasticamente, fino al punto che questo non ne produce più!

Il risultato è che la giovane formica è  legata obbligatoriamente alla pianta d’acacia!

[su_heading size=”24″]In termini umani questa non si chiama schiavitù? [/su_heading]

La motivazione

Questa interazione, in termini evoluzionistici, si è probabilmente evoluta per poter trarre il massimo beneficio da ambienti e situazioni particolarmente critiche o difficili da sostenere. Ogni specie partecipante all’interazione, alla fine dei conti, lavora per il proprio tornaconto e non per fare un piacere all’altra specie.

Il fatto curioso è l’ingannatore è una pianta, un essere vivente che per la quasi totalità degli uomini è solo viva e non pensante. E’ vero, una pianta non ha un cervello, ma ciò non toglie che questo comportamento sia molto adattato alla situazione e raffinato.

 

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