Lotta all’obesità con i labrador ciccioni!

Labrador paffuti e morbidosi? Creature semplicemente adorabili e che conquistano il cuore solo con uno sguardo.

Ma c’è di più!

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Elena Conci, una ragazza originaria di Trento e studentessa all’università di Cambridge, ha partecipato ad una ricerca capitanata da Eleanor Raffan e Giles Yeo che vede come protagonisti i labrador un pò in sovrappeso. L’articolo della ricerca, pubblicato precedentemente sulla rivista Cell Metabolism, parla di come questi bellissimi cani, selezionati in Nord America proprio per le loro grandi capacità di nuoto, siano propensi all’obesità.



Le statistiche suggeriscono che più di un quinto dei labrador siano portatori di una modificazione del DNA che porta ad una diminuzione del senso di sazietà. Conoscendo già i geni associati alla condizione di obesità nei topi, i ricercatori si sono concentrati su questi per trovare qualche somiglianza nei labrador ciccioni. Si è scoperto che la mutazione più comune in questi animali si trova sul genere POMC; la mutazione altera così delle sostanze chimiche che in condizioni normali permetterebbero all’animale di calcolare il livello di sazietà, e quello del grasso corporeo.

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Ulteriori accorgimenti hanno dimostrato che la frequenza di questa mutazione è più alta nei cani addestrati al servizio per i non vedenti. Questa strana associazione è forse dovuta al training che l’animale che affrontare, infatti i cani al servizio dei non vedenti sono addestrati attraverso piccoli premi alimentari.; peggiorando così le condizioni dell’animale.

Conoscendo le cause dell’obesità come malattia e non come condizione di vita nei labrador, la speranza è quella di creare terapie anti-obesità atte a diminuire o eliminare il fenomeno.




Eleonora Conci afferma: “Lo studio appena pubblicato apre nuove prospettive per la cura dell’obesità, perché il meccanismo che abbiamo osservato nei labrador è assai simile a quello che si verifica negli umani: una mutazione genetica rende il cervello cieco alla sazietà del corpo. Ora sappiamo che questi cani possono essere un modello di studio per eventuali farmaci, ma anche per studi di tipo psicologico sul rapporto col cibo: gli esseri umani se sanno di essere osservati cambiamo comportamento, i cani no”.

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