La risposta occidentale a questa scarsità di informazioni è stata condannare gli squali a essere considerati malvagi demoni degli abissi; al contrario, le civiltà che hanno vissuto a più stretto contatto con loro, li hanno identificati come entità religiose e non mostri.
Questo fenomeno si è riscontrato particolarmente nelle Hawaii, dove i primi abitanti di queste isole
Secondo le leggende, un giorno in cui i fedeli le stavano portando delle collane di fiori, dette lei, una ragazza del posto prese la più bella per sé. Rimproverata per la sua mancanza di rispetto, la ragazza afferrò la collana e corse via, recando una grave offesa. Ma mentre nuotava verso una roccia, la dea squalo disse agli altri squali: <<Quella ragazza è viziata ed egoista e non mostra alcun rispetto. Merita di morire!>>.
E così, uno di loro soddisfò il suo desiderio trascinando la ragazza in mare e uccidendola. La dea, però, aveva da poco acquisito i suoi poteri divini, così, dopo aver ordinato la morte della ragazza e saputa la sua fine, si rammaricò per la leggerezza con cui aveva esercitato le sue facoltà. Ka’ahupahau promise che gli squali non avrebbero mai più attaccato gli uomini a Pu’uloa e il popolo di Oahu la ricompensò fornendo cibo a lei e a suo fratello e ripulendoli da eventuali cirripedi e remore.