Breve storia del cartone animato giapponese

La storia del cartone animato giapponese, più comunemente noto come ‘’anime’’, comincia agli inizi del secolo scorso. In questi anni, infatti, alcuni pittori e disegnatori giapponesi iniziarono a sperimentare le prime tecniche di animazione proponendo soggetti provenienti dalla cultura tradizionale giapponese, ispirandosi al nascente cinema occidentale.

Tuttavia, le opere più importanti, che nel complesso videro innovazioni consistenti, del periodo che va dal 1917 al 1945, non riuscirono a sopravvivere fino ai giorni nostri a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale e dei vari terremoti che colpirono il Paese, ma anche e soprattutto, per colpa della censura governativa.

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A partire dalla fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 inizia la svolta vera e propria. È del 1958 ‘’La leggenda del serpente bianco’’ primo lungometraggio animato a colori prodotto dalla neonata Toei dōga, futura Toei animation (la celebre casa produttrice di ‘’Dragon ball’’) e trasmesso anche in Italia. Siamo catapultati nella cosiddetta ‘’nuova era dell’animazione giapponese’’ che darà alla luce alcuni film significativi che godranno di notevole popolarità nel Paese del Sol Levante. Ma la data d’esordio degli ‘’anime’’, così come li conosciamo oggi, è il 1 gennaio 1963 anno della messa in onda in televisione di ‘’Astro Boy’’ di Osamo Tezuka, prima opera animata in bianco e nero ad essere trasmessa sul piccolo schermo.




Prodotta da Meshu Production, casa di animazione dello stesso Tezuka, basata sul omonimo manga dello stesso regista, la serie, con le sue 193 puntante, godrà di un successo inimmaginabile per quei tempi tanto che verrà esportata anche all’estero. Nello stesso periodo viene inaugurato anche il fortunatissimo genere dei robot con l’anime ‘’Super Robot 28’’ tratto dal manga di Mitsuteru Yokoyama. Infine arrivò anche il momento delle opere a colori in televisione inaugurato ancora una volta dallo stesso Tezuka, con il suo ‘’Kimba il leone bianco’’.foto-2

 

A partire dalla seconda metà degli anni ’60, quindi, il mercato delle serie anime conosce una crescita progressiva, complice la diffusione della televisione e dell’immenso mercato dei manga in Giappone.

Si sviluppano, così, nuove tecniche di animazione, i generi si diversificano sempre di più e la richiesta di serie animate da parte delle televisioni, sia pubbliche che private, risulta in continuo aumento. Attorno a questo mercato si moltiplicherà un vero e proprio merchandising di gadget e modellini finalizzato al finanziamento diretto delle serie, per non parlare dello sviluppo del mercato home video a cui sarà destinato un particolare genere, ovvero il cosiddetto ‘’Original Anime Video’’, più comunemente chiamato OAV.

Tutto ciò durerà fino alla fine degli anni ’80 quando l’animazione televisiva seriale subirà una fase di stagnamento. A rilanciare l’animazione giapponese sarà, però, pochi anni dopo, la messa in onda del celeberrimo ‘’Neon Genesis Evangelion’’ che segnerà un punto di svolta dando avvio alla ‘’nuova animazione seriale’’. Le novità introdotte da questa opera sono, di fatto, rivoluzionarie: viene sancita l’autorialità del prodotto e la riduzione del numero degli episodi (da un minimo di 13 ad un massimo di 26), ma, cosa più importante, viene stabilito un maggiore distacco, rispetto al passato, dai manga dando un carattere più originale ed autonomo all’anime

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Importante è sottolineare come il boom degli anni ’60 e il rilancio degli anni ’80-’90 siano riusciti a dar vita ad un mercato che al giorno d’oggi è pari a circa 200 miliardi e mezzo di yen (circa un miliardo e mezzo di euro) e che conta quasi 430 case di produzione di cui più della metà solo a Tokyo. È, dunque possibile comprendere come ormai gli anime siano entrati nel patrimonio culturale del Giappone e con la loro forza riescano a farsi conoscere in tutto il mondo garantendo grandissima notorietà al Paese del Sol Levante.

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