La legge dello Pteroide volante / Descrizione

 

 

Lo pteroide volante (Pterois volitans) è noto anche come pesce farfalla date le sue forme. Appartiene all’ ordine Scorpeniformes della famiglia degli Scorpenidi che comprende i pesci ossei marini. È caratterizzato da pinne pettorali che fluttuano e in caso di difesa si irrigidiscono, pinne pelviche particolarmente lunghe e ampie, una pinna caudale a forma di ventaglio di colore chiaro, quasi trasparente e una pinna dorsale ben sviluppata. È un organismo poco evoluto. Nelle sue bizzarre forme nasconde una serie di aculei velenosi e mortali, precisamente: 13 si trovano lungo il dorso, 2 tra le pinne pettorali e 3 nella pinna caudale. All’apparenza con il suo aspetto sgargiante potrebbe sembrare un pesce docile, ma la sua caratteristica principale sta nel mimetizzarsi con lo sfondo della barriera corallina, grazie alla singolare e multiforme livrea (strisce alternate bruno-rosso chiaro) ed è lì che aspetta la sua preda. Vaga nelle zone tropicali dell’Oceano Indiano e Pacifico in acque luminose e poco profonde. Vive tranquillamente con individui della sua specie ma anche di specie diverse, si nutre di organismi più piccoli di lui.

Common_lion_fish_Pterois_volitans

 




 

Come si sposta in mare?

Lo pterois, come la maggior parte degli Scorpenidi, si muove molto lentamente in mare aperto a causa della poca aerodinamicità e delle grandi pinne pettorali. Gli aculei velenosi dello pteroide Pterois_volitans.001_-_Aquarium_Finisterraevolante sono collegati a delle ghiandole velenifere, che secernono un veleno altamente tossico. Quando si sente minacciato nuota, con movimenti relativamente lenti, contro l’aggressore con gli aculei rivolti in avanti. Possiedono gli aculei perché essendo pesci molto lenti sono spesso in contatto con predatori.

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Nella storia evolutiva del pteroide volante, prima di passare alle acque poco profonde, viveva e si nutriva sul fondale; successivamente il suo stile di caccia è cambiato radicalmente. I suoi antenati, se ne stavano fermi sul fondale ad aspettare che la preda si avvicinasse a loro. L’evoluzione ha portato ad una nuova tecnica di caccia, ovvero, allargare le lunghe pinne anteriori e chiudere la preda in un angolo, prevenendo ogni tentavo di evasione del mal capitato (come fa una persona quando cerca di catturare un animale). Più vicino al corpo si trova una membrana trasparente che sembra offrire alla preda una via di scampo, ma che invece si rivela il punto in cui lo pterois la può meglio afferrare. Lo pteroide è altamente specializzato in questa caccia che ha l’obiettivo di lasciare che la preda si porti solo nella direzione del predatore. Di fatti lo pteroide non potrà mai cacciare un pesce con buoni meccanismi di orientamento.

Il veleno da lui rilasciato in caso di pericolo può risultare fatale. Se l’uomo entrasse in contatto con una spina velenosa dello pteroide volante andrebbe incontro a forti dolori, difficoltà respiratorie accompagnate da convulsioni e nella peggiore delle ipotesi, la morte. Per questo motivo, lo pteroide volante, è classificato come animale pericoloso.

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