L’imprinting filiale / Apprendimento

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Piccoli e genitori sono uniti da un legame molto stretto, misterioso ed affascinante. Non è semplice spiegare come questo vincolo si instaura, ma diversi esperimenti scientifici hanno provato a dare un interpretazione. Forse, uno dei risultati più illuminanti e positivi, è stato raggiunto da Konrad Lorenz. Lorenz ha ricevuto nel 1973 il Premio Nobel per la medicina e la fisiologia, grazie agli studi svolti sul meccanismo d’imprinting.


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L’imprinting è una forma di apprendimento, con un periodo sensibile dove i piccoli (in particolare ucelli e mammiferi) fissano nella loro memoria le caratteristiche genitoriali (imprinting filiale), e quelle che ricercheranno in un futuro partner (imprinting sessuale).

Il comportamento d’imprinting ha 3 caratteristiche principali:

  • Irreversibilità: anche se questa non è assoluta, ciò che viene appreso tende a rimanere immutato nel tempo.

  • Periodo di sensibilità: generalmente molto breve e in età precoce.

  • Assenza di rinforzo evidente.

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L’imprinting filiale

Sono ben note le foto di Lorenz seguito da anatroccoli, tutti ordinati e in fila dietro al famoso etologo. Assistendoli durante la schiusa, e stando con loro il periodo successivo, Lorenz è diventato la mamma adottiva delle giovani ochette.


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Ma come funziona? Nell’imprinting non è importante solo la vista, ma anche l’udito, il contatto e l’olfatto ( per quanto riguarda i mammiferi). Lorenz non si è limitato a covare le uova nei giorni prima della schiusa, ma ha anche riprodotto il suono che la mamma oca fa quando deve rispondere ai primi richiami del piccolo. Secondo le osservazioni dell’etologo, le piccoli oche fanno: vivivivivivivivivi e questo suono viene tradotto come: io sono qui, tu dove sei? In tutta risposta, mamma oca risponde con un rassicurante: gangangangangang.

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I piccoli possono essere imprintati, però, anche con animali impagliati o semplici oggetti; come un cubo o una sfera colorata. In quest’ultimo caso si sono svolti esperimenti su pulcini di Gallus gallus, imprintati su un cilindro blu, per 3 giorni, dopo un iniziale periodo post schiusa dove i pulcini erano stati allevati al buio. Dopo i 3 giorni, i pulcini erano messi in una scatola dove da una parte c’era un cilindro blu, e dall’altra un cilindro giallo. Il risultato era che il pulcino cercava il contatto con il cilindro di colore blu.

Questo comportamento dipende in parte da caratteristiche innate e in parte no.

Si nota che non c’è una vera e propria componente innata nella scelta del genitore, ma che questa può essere influenzata dall’esterno. Una possibile spiegazione di questa caratteristica è che in natura è impossibile che un’altra specie, o un oggetto, si metta a covare ed ad assistere l’uovo o il pulcino.


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Detto questo però esiste un limite che permette al piccolo di discriminare i genitori reali da quelli fasulli. Sono preferiti i richiami della specie in esame, come abbiamo visto quando abbiamo parlato dei richiami di Lorenz. Anche la forma e il colore hanno un ben determinato range, che un genitore o un suo sostituto deve rispettare.

Una domanda a cui non si è trovata ancora una risposta è se l’imprinting inizia già prima della nascita (almeno negli uccelli); ovvero se c’è un apprendimento pre-natale che utilizza il suono come strumento di comunicazione.

 

Bibliografia:

Konrad Lorenz, “L’anello di Re Salomone” 1949

 

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