Pullula la vita a Chernobyl – L’Anniversario di un disastro

Ieri è stato il 31° anniversario del grande disastro che è avvenuto il 26 aprile del 1986 a Chernobyl. L’area è ancora fortemente soggetta a radiazioni, ma quello che fu l’inferno per migliaia di persone si è trasformato nel paradiso della fauna selvatica, una riserva naturale gigante, privo di esseri umani.

 

A quasi 30 anni da quel disastro, alci, caprioli, cervi rossi, cinghiali e lupi sono tornati a popolare la zona, che ora sembra quasi una riserva naturale

 

[edsanimate_start entry_animation_type= “fadeInDown” entry_delay= “0” entry_duration= “1.5” entry_timing= “ease” exit_animation_type= “” exit_delay= “” exit_duration= “” exit_timing= “” animation_repeat= “1” keep= “yes” animate_on= “scroll” scroll_offset= “80” custom_css_class= “”]Come ha fatto a resistere la vita?[edsanimate_end]

Le radiazioni hanno ancora un grosso impatto sulle popolazioni animali locali. Questi animali, infatti, hanno una vita media molto bassa e producono un numero di prole ridotto, ma il livello di radiazione è tale da permettere la vita.

Sono questi i risultati di un nuovo studio,descritta sulla Current Biology, condotto dai ricercatori dell’Università della Georgia, che grazie all’implemento di telecamere utilizzate per analisi precedenti, hanno constatato un incremento della popolazione animale nella cosiddetta zona di esclusione, un’area limitata agli esseri umani approssimativamente nel raggio di 30 km dal sito dell’ex-centrale nucleare di Chernobyl e istituita in seguito all’incidente nucleare del 1986.

I risultati suggeriscono inoltre che la distribuzione habitat degli animali si basa sulla fonte di cibo, non sui livelli di radiazione.

Questo studio è stato affrontato utilizzando videocamere che sono state poste nella zona contaminata.

chernobyl

Gli animali carnivori hanno maggiori probabilità di essere più contaminati, perché a parte la radiazione che ricevono dalla preda che ha mangiato le piante contaminate, i carnivori ricevono anche la radiazione direttamente dall’acqua, dall’aria e dal suolo
I ricercatori hanno documentato 14 specie di mammiferi, tra cui il lupo grigio, il cinghiale eurasiatico, cane procione, e la volpe rossa. Questi animali sono stati trovati nei siti più altamente contaminati, dimostrando che la fauna selvatica non li evita.

[su_heading size=”20″ margin=”10″] Chernobyl non è più un deserto di morte. Per anni è rimasta disabitata a causa dell’incidente del 1986, adesso è tornata la vita nell’area vicino alla centrale nucleare ucraina.[/su_heading]

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